COME TI FREGO… con le primarie!

Un partito in tremenda crisi di credibilità e di seguito, il Partito Democratico, ricorre alle primarie per dare una sferzata di novità. Ma è solo una farsa per attrarre i naufraghi dell’elettorato della sinistra italiana, alla ricerca di una zattera alla quale aggrapparsi, pur che sia.

A seguito delle dimissioni da segretario di Enrico Letta, alle primarie di domenica 26 febbraio 2023, contro i pronostici dei sondaggisti, il presidente in carica della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, è stato sbaragliato dalla parvenu Elena Ethel “Elly” Schlein, che ha conquistato il 53% dei consensi, diventando la prima segretaria donna del PD.

Elly Schlein, che ha preso la tessera del partito appena due mesi prima solo per poter partecipare alle primarie, ha incarnato il ruolo dell’outsider di sinistra, passata dalle patetiche sceneggiate diOccupyPD” a ricevere l’appoggio di eminenti dirigenti delle correnti interne al partito, non a caso tutti emiliano-romagnoli: dal centrista democristiano Dario Franceschini, al ritrovato uomo delle cooperative, Pierluigi Bersani, quello che da ministro del governo d’Alema nel 1999 privatizzò il settore dell’energia elettrica e da Segretario del PD nel 2011, durante il ciclo della crisi economica, approvò il sostegno al governo “tecnico” di Mario Monti assieme alla destra di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, ovvero il governo che ha introdotto l’innalzamento dell’età pensionabile con la legge Fornero e ha dato avvio alla modifica dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori che ha reso più facili i licenziamenti per motivi economici (modifica poi ulteriormente peggiorata dalla successiva riforma del lavoro del governo Renzi).

Certo, fa sempre piacere vedere un Bonaccini, tracotante di arroganza di classe, simpatico come la morte secca, fare un bagno di merda e abbassare la cresta, dopo che per la prima volta nella storia delle primarie il voto degli iscritti ai circoli è stato ribaltato dal voto dei non iscritti. La votazione degli iscritti ai circoli aveva infatti designato Bonaccini, mentre Schlein si è imposta solamente per merito del voto dei non iscritti al partito. Evidentemente la punizione di un Matteo Renzi è bastata per non voler ripetere l’esperienza con un suo epigono. Purtroppo per gli elettori del PD, non andrà meglio con Schlein.

La cosiddetta outsider, che appartiene ad una famiglia altolocata con parenti professori, avvocati, ex senatori e ambasciatori (la sorella, Susanna Schlein, consigliere diplomatico all’ambasciata italiana ad Atene, è nota per aver avuto l’auto bruciata in Grecia, dopo un azione in solidarietà ad Alfredo Cospito), infatti, è pienamente inserita nella classe politica italiana. Dopo aver partecipato come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni presidenziali del 2008 e del 2012 (la Schlein, nata in Svizzera, ha infatti anche cittadinanza statunitense), è stata eletta nella direzione nazionale del PD nel 2013, poi europarlamentare dal 2014 al 2019, nel 2015 lascia il partito ed entra in Possibile (il partito di Giuseppe Civati), dal 2020 diventa consigliera alla Regione Emilia-Romagna (con la lista “Emilia-Romagna coraggiosa” che sosteneva Bonaccini) dove riveste dall’ottobre del 2022 anche la carica di vicepresidente, mentre dal settembre dello stesso anno diventa deputata come indipendente nelle liste del PD… e sul serio in questi ruoli non ci sembra che si sia fatta notare per chissà quali incredibili iniziative.

Certo, non si giudica un libro dalla copertina, ci direte. Schlein merita il beneficio del dubbio, lasciamola lavorare, a giudicare penseremo dopo, dite. Ma se pensiamo che Schlein sarà per voi, cari elettori della sinistra, una ennesima delusione, non lo facciamo per partito preso ma perché guardiamo in faccia la realtà, a differenza di voi che non riuscite più a vederla dopo anni di rintontimento e fregature. Il PD è un partito di sinistra? Lo è mai stato davvero? Può diventarlo adesso, con la prima segretaria donna e bisessuale della sua storia?

A proposito, che solo nel 2023 il Partito Democratico abbia scelto una segretaria donna, non va a merito di questo partito, ma a suo demerito. Sembra per altro che la vittoria di una donna alle primarie sia una sorta di compensazione per aver perso il primato della prima donna premier, dopo che Giorgia Meloni è diventata presidente del consiglio.

Ma poi, realisticamente, cambia davvero qualche cosa se a segretaria del Partito Democratico va una donna, bisessuale, giovane e non invece il solito uomo, etero e decrepito? In cosa, questo, dovrebbe cambiare le sue politiche? Certo, forse ci saranno più aperture verso i diritti delle minoranze, delle persone lgbtqi+, perché una giovane, sulla carta, dovrebbe avere – si spera – una mentalità più aperta rispetto alle cariatidi della sinistra partitica, ancora incollate alle concezioni patriarcali e vetero-maschiliste. Ma la giovane segretaria e le mummie imbalsamate del partito, si discosteranno davvero negli aspetti più importanti, ovvero quelli che concernono il posizionamento di fronte ai rapporti di potere economici che condizionano la società? La Schlein potrà mai dare battaglia, al di là delle tematiche sui diritti civili, anche sui temi che riguardano i diritti sociali? Oppure i primi verranno usati per nascondere la propria mancanza di iniziativa rispetto ai secondi?

Lo diciamo senza incertezze: la Schlein non potrà che confermare le politiche liberiste intraprese dal PD, a vantaggio delle classi economicamente avvantaggiate. Il perché è facile da capire: il posizionamento del partito è quello, perché quelle sono le classi sociali dei suoi referenti attuali (ed anche dei suoi finanziatori). Se Schlein, anche ammesso che lo voglia – e ne dubitiamo – , provasse a orientare il PD verso un altro posizionamento, quindi con politiche a vantaggio degli strati popolari, verrebbe presto fatta fuori e sostituita con un altro segretario.

L’epopea di Matteo Renzi è esemplare in tal senso: qualcuno pensava che fatto fuori lui, si ristabilisse nel partito un programma vagamente di sinistra. Invece, tolto Renzi, il programma sostanzialmente di destra del PD è rimasto quello, col gruppo dirigente e i parlamentari del partito che hanno perfino accettato di sostenere un governo che più liberista non si poteva, quello del banchiere Mario Draghi, assieme a Salvini e a Berlusconi.

Anche sul fronte delle politiche contro i cambiamenti climatici, ci sbaglieremo ma dubitiamo che la nuova segretaria – membro dell’ufficio di presidenza del movimento politico Green Italia possa proporre una via diversa dalla sostanziale conferma del capitalismo green (altrimenti detto “transizione ecologica”), ovvero l’accettazione delle nocività un poco attenuate da tecnologie cosiddette sostenibili, dalla digitalizzazione e dall’uso dell’elettrico, che servono a dare nuova linfa ad un mercato energetico sempre più vorace, portando nuovi profitti nelle tasche delle stesse compagnie responsabili della degradazione dell’ambiente ma dando però una mano di vernice verde alla distruzione della terra. Una opzione miope che non mette minimamente in dubbio i fattori scatenanti e la causa primaria del riscaldamento del pianeta, ovvero il sistema produttivo e distributivo tipico dell’organizzazione economica attuale.

E la guerra? La Schlein è contro la guerra si è detto. Peccato che in parlamento, il 13 dicembre 2022, assieme al suo gruppo parlamentare, ha votato la risoluzione presentata da Fratelli d’Italia per l’invio di armi in Ucraina1), prorogando a tutto il 2023 quanto stabilito a suo tempo dal precedente governo Draghi. Il governo Meloni potrà decidere, dopo questo voto, l’invio di nuovi armamenti – la cui lista è rigorosamente segreta – senza passare per un nuovo voto alla Camera e al Senato.

Schlein potrà anche dire di essere favorevole alla pace e del dialogo, ma le sue azioni dimostrano il contrario.

L’uomo – o la donna – soli al comando, è una coglioneria che da troppo tempo resiste, pur essendo sostanzialmente falsa. Neanche Mussolini, in Italia, comandava da solo, senza l’apporto essenziale dei grandi trust economici e delle grandi famiglie possidenti che controllavano industrie e giornali. Dovremmo credere che Schlein avrà la forza politica, per non dire la dirittura morale, per cambiare sul serio qualcosa, restando all’interno delle logiche della rappresentanza politica, quando è certo che avrà a che fare con lo strapotere delle lobbies economiche che contano realmente in Italia e che hanno il parlamento nelle loro mani, comprando politici come i bambini comprano le caramelle al banco dei dolciumi? Suvvia, non prendeteci per stupidi.

Più semplicemente, la Schlein, appartenente egli stessa alla frazione di società che gode dei privilegi di classe, serve come carta adesiva per le mosche, per tutti quegli elettori della sinistra credulona che ancora sperano che si possa abbattere il capitalismo e mutare i rapporti economici facendo andare in parlamento tizio piuttosto che caio o non invece sempronia. In questo modo il PD metterà forse una toppa alla fuoriuscita incessante e imbarazzante di voti, registrata negli ultimi anni. Perché, se alle ultime regionali ha perso milioni di voti, non gli è andata meglio con le primarie, con appena un milione e trecento mila votanti. Il partito ha esultato di fronte a questa cifra, poiché si immaginava meno di un milione di persone. Il superamento di questa soglia si può leggere come un primo effetto Schlein. Difatti, parecchi ex iscritti delusi, che non avevano rinnovato la tessera, si sono recati questa volta ai banchetti a sborsare i loro due euro (poveri loro!) per votare il “cambiamento”. Ma la cifra di un milione e trecentomila persone è comunque più bassa di quella fatta registrare alle primarie che consacrarono segretario Nicola Zingaretti, che a loro volta avevano registrato la partecipazione più bassa di sempre (1 milione e 570mila). A dire il vero, da quando il PD ha istituito il bizzarro sistema delle primarie (per cui a votare per il segretario, dopo il voto dei circoli, sono anche i non iscritti) la partecipazione ai banchetti è andata continuamente calando. Dai quasi tre milioni e seicentomila voti alle primarie del 2007 che videro imporsi, come primo segretario del partito, Walter Veltroni, al milione e trecentomila delle ultime, il conto è presto fatto.

Il calo dell’affluenza alle ultime regionali in Lazio e Lombardia, e la poca partecipazione alle primarie, sono due aspetti della stessa dinamica sociale: le persone si fidano sempre meno dei partiti politici e non le biasimiamo. Hanno ragione! Il sistema dei partiti è corrotto, è marcio. I partiti sono espressioni delle clientele che li sovvenzionano e che ne determinano la linea politica. Purtroppo non si passa mai, però, dalla critica ai partiti alla critica del sistema della rappresentanza, che è invece il vero problema. Il movimento anarchico lo ripete da sempre, non si può delegare la risoluzione dei propri problemi ad altri che non a sé stessi. Non si può mandare un partito o un leader in parlamento e pensare poi che faccia altri interessi che non i suoi o quelli delle clientele a cui deve i favori.

Di delusione in delusione, sembra che non si sia capito ancora che solo impegnandosi in prima persona, organizzandosi in maniera orizzontale e libera con le altre persone, senza capi e senza padroni, possiamo avere la possibilità di soddisfare i nostri interessi immediati.

È facile oggi per la Schlein mostrarsi come paladina della sinistra, parlare di diritti civili, persino interessarsi marginalmente alla questione sociale, quando il suo partito sta all’opposizione, ma se la fortuna o il caso la dovessero vedere al governo farebbe come gli altri. Magari peggio degli altri.

Il richiamo è allora quello di svegliarsi dalla favoletta che ci hanno raccontato. Non si cambia il mondo mandando lassù – in parlamento, al governo, a capo di un partito – qualche vecchio ciarlatano o qualche giovane imbonitrice. Che sia a libro paga dei padroni per scelta, o suo malgrado perché costretta dalle dinamiche di potere, il risultato è il medesimo.

Si respira davvero aria nuova solo quando si smette di delegare e si prende il proprio destino tra le mani. Quando ci si auto-organizza e si dà battaglia per trasformare i rapporti di forza nella società ed abbattere l’autorità dei ricchi e dei potenti.

PFV https://piccolifuochivagabondi.noblogs.org

28 febbraio 2023

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1) Il 13 dicembre 2022, la Camera e il Senato hanno dato il via libera al governo Meloni, che potrà sostenere l’esercito ucraino fino al 31 dicembre 2023 senza la necessità di un nuovo voto parlamentare, e sul solco delle decisioni del precedente governo di larghe intese capitanato da Mario Draghi. Entrambe le aule del Parlamento, a dicembre hanno approvato le risoluzioni presentate dalla coalizione di centrodestra, da Azione-Italia Viva e dal Partito Democratico, che chiedevano di proseguire il sostegno militare allo Stato ucraino: https://www.pagellapolitica.it/articoli/parlamento-invio-armi-ucraina-2023