LA PIENA È PASSATA?

  • Volantino distribuito in piazza a Forlì da alcunx anarchici e anarchiche, mercoledì 17 gennaio, durante il presidio di alcuni comitati degli alluvionati contro la visita di Giorgia Meloni e Ursula Von Der Leyen, ricevute nella sala comunale per una conferenza stampa, in cui hanno promesso l’arrivo dei finanziamenti europei del Pnrr per la pretestuosa “ricostruzione” delle infrastrutture nei territori colpiti dall’alluvione del maggio scorso (teoricamente stiamo parlando di opere di ripristino della viabilità e di cosiddetta “difesa idraulica”). Ore prima a Bologna era stato siglata, a tal proposito, la firma dell’accordo per lo Sviluppo e la coesione tra il governo italiano e la Regione Emilia Romagna, alla presenza del presidente della regione, Stefano Bonaccini. In una piazza forlivese blindata all’inverosimile, transennata da tutte le parti e con un numero spropositato di mezzi antisommossa, celerini e digossini, e di auto blu al seguito del capo del Governo, molti i cori delle persone alluvionate, che aspettano ancora i risarcimenti promessi da maggio dal governo, contro questa ignobile passerella elettorale, il tutto condito con qualche bestemmia in romagnolo. Ad 8 mesi di distanza, nel forlivese e non solo, sono ancora diverse le persone che non possono rientrare nelle loro case, e che sono ospitate da amici o, a spese loro, in qualche camera di albergo. 

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LA PIENA È PASSATA?

Oggi, mercoledì 17 gennaio 2024, nella sede comunale di Forlì, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, incontra Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione europea, per una conferenza stampa sul Fondo europeo di solidarietà, i cui finanziamenti dovrebbero servire a ricostruire parte delle infrastrutture delle zone colpite dalle alluvioni del maggio 2023. Saranno presenti vari esponenti del governo e pare anche il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, alla guida di una delle regioni più cementificate d’Italia.

Questo a 8 mesi di distanza dall’alluvione di maggio.

A prescindere da quella che sarà la destinazione dei soldi promessi, se arriveranno e soprattutto a chi arriveranno, la vera notizia è un’altra. Otto mesi fa, nell’immediatezza del disastro, Meloni non aveva avuto il coraggio di farsi vedere a Forlì, forse per paura di proteste troppo veementi, preferendo passerelle in qualche paesino defilato. Oggi invece si sente abbastanza coraggiosa da affrontare la piazza romagnola. La piena della collera popolare è già passata?

Meloni, Von Der Leyen, Bonaccini, questi personaggi espressione dei poteri locali, nazionali e sovranazionali si fanno vedere in questo momento, perché ci saranno tra qualche mese le solite scadenze elettorali (ce ne sono sempre): europee ed amministrative. Sperano che millantare successi inesistenti sulla “ricostruzione” post-alluvione possa portare voti.

Durante l’alluvione in Romagna abbiamo visto una totale impreparazione e sostanziale inutilità dello Stato italiano, dal centro alla periferia. Non è una questione di destra o sinistra; comuni retti da giunte dell’una o dell’altra fede politica, laddove i territori che amministrano sono stati sommersi da acqua fango e frane, hanno agito (tardi) allo stesso modo e con gli stessi risultati.

Abbiamo detto inutilità? Rettifichiamo… l’utilità degli apparati statali è stata quella di opporre stupide limitazioni all’ingresso dei volontari nelle zone allagate e, come abbiamo registrato in diversi casi, ritardare o interdire l’accesso alle strutture di prima accoglienza alle persone sfollate. Queste, specialmente all’inizio, sono state ovunque abbandonate e per uscire dalla situazione che le aveva colpite han dovuto fare l’unica cosa saggia che c’era da fare: rimboccarsi le maniche e fare da sé. Il lavoro dei volontari, spesso spontaneo e noncurante dei divieti imposti dalla Protezione civile, ha fatto il resto. Il che dimostra che l’organizzazione dal basso è sempre la via migliore; che non solo si può fare a meno dello Stato ma che SI DEVE, perché laddove non è IL problema (e sovente lo è) è comunque un impiccio o un ostacolo.

Non saranno comunque gli interventi e le opere finanziate con i soldi europei a darci la sicurezza che non si ripetano ancora frane e alluvioni. Si compatteranno argini e strade coi fanghi della precedente alluvione, si faranno lavorare le imprese amiche, ed intanto si continuerà ad abusare del territorio come prima, più di prima. A Faenza, ma non solo, si stanno già mettendo in vendita come edificabili i terreni alluvionati. Gli speculatori sono già al lavoro, le imprese non smetteranno di inquinare, il cemento di riversarsi sulle zone che ancora ne sono sgombre, e la politica darà il suo avvallo come sempre. Basta guardare al distretto commerciale “Formì” di fronte al casello dell’A14 di Forlì, al progetto del metanodotto della linea adriatica Snam in Appennino, in zone sismiche e a rischio frana, o al nuovo mega-polo di Amadori a San Leonardo a Forlimpopoli, che scaricherà altro cemento (65mila metri quadri per 8 piani di altezza).

Lo abbiamo detto più volte e lo ripetiamo: quella che stiamo vivendo non è una naturale fase ciclica, il cambiamento climatico è indotto dal nostro impatto sul pianeta. Quest’impatto si chiama capitalismo. Per la sete di profitto dei padroni, stiamo permettendo che il mondo che abitiamo si inabissi.

Ci sarebbe poi altro da dire: di fronte all’allargamento della guerra globale ad intermittenza, che dall’Ucraina alla Palestina, passando per il Mar Rosso e per i paesi del Medio Oriente, sta muovendo i suoi passi in direzione della catastrofe planetaria e dello scontro tra superpotenze, con lo spettro nucleare come possibilità più che immaginaria, appaiono ridimensionarsi le recriminazioni di chi – pensiamo alle medie e grandi impreselamenta di aver “perso tutto” con l’alluvione. Non stanno forse perdendo tutto le popolazioni di Gaza sotto le bombe e l’assedio dello Stato israeliano? Ricordare anche le complicità delle istituzioni che Meloni e Von Der Leyen rappresentano nel genocidio che si sta compiendo a Gaza è esercizio troppo radicale? É forse troppo ricordare il continuo invio di armi, che sta alimentando le guerre tuttora in corso nel mondo, da parte dell’Italia e degli altri stati europei? Per noi questi due aspetti – la distruzione del territorio e dell’ambiente (che genera calamità) e il fenomeno della guerra (che produce morte) – sono legati indissolubilmente e fanno capo alla concezione capitalistica del mondo contro cui lottiamo.

Non siamo tuttx sulla stessa barca! Lo si è detto durante il periodo pandemico, quando il divario tra ricchi e poveracci si è fatto più grande e le aziende hi-tech hanno raggiunto profitti da capogiro, ma evidentemente è necessario ribadirlo anche adesso. Tra chi ha “perso tutto” durante l’alluvione noi facciamo una enorme differenza tra possidenti e poveracci. Del resto è la stessa differenza che fanno le istituzioni, dimostrato dal fatto che alle persone alluvionate sono arrivati meno della metà dei risarcimenti promessi, briciole! Loro stanno con i ricchi, noi coi poveracci; loro stanno con i padroni, noi con coloro che vengono sfruttati da quelli; loro stanno con le imprese devastatrici dell’ambiente e con le lobby del cemento, noi con chi alloggia nelle case popolari e si ritrova ancor’oggi col fango nelle cantine e nei corridoi; loro con le ditte che fabbricano armi, noi con i disertori di tutte le guerre e con chi resiste all’oppressione. Se i ricchi, i padroni e i possidenti un bel giorno perdessero tutto, ne saremmo davvero felici.

Anarchici e anarchiche

Equal Rights Forlì 

piccolifuochivagabondi.noblogs.org

Von Der Leyen e Meloni alla conferenza stampa-passerella alla sala comunale di Forlì
Il presidio delle persone alluvionate contro la presenza e le promesse di Meloni e Von Der Leyen