LO STATO SIONISTA D’ISRAELE È L’OPPRESSORE. Considerazioni scritte per la serata di approfondimento del 11 aprile 2024 a Forlì

Rendiamo qui disponibile un testo scritto dal Collettivo Samara di Forlì per la serata di approfondimento sulla palestina che si è tenuta Giovedì 10 Aprile nella cittadina romagnola.

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NESSUNA AMBIGUITÀ, NESSUNA EQUIDISTANZA:
LO STATO SIONISTA D’ISRAELE È L’OPPRESSORE E LA POPOLAZIONE PALESTINESE STA SUBENDO UN GENOCIDIO!!

Considerazioni scritte per la serata di approfondimento
sulla Palestina del 11 aprile 2024 a Forlì

Ecco, partiamo da un titolo che fughi ogni dubbio sulla collocazione di chi scrive: se è certo, infatti, che ogni qualvolta si parla di guerre tra gli Stati vi siano intricate trame da analizzare, per non cadere nella trappola dei dogmatismi e delle tifoserie, nel caso del genocidio in corso in Palestina non sussistono motivi per dubitare.

Innanzitutto perchè non si tratta di una guerra, ma di un massacro di una potenza atomica contro una popolazione civile (di cui una parte armata e organizzata in guerriglie) e secondariamente perchè è una menzogna sotto tutti i punti di vista affermare che questa ennesima “operazione militare” israeliana sia una risposta eccezionale agli attacchi del 7 ottobre scorso.

Il lento genocidio, l’occupazione di terre, l’apartheid, le incarcerazioni sommarie, le violenze sessuali e le torture, insomma, il dominio coloniale sionista sui territori della “Palestina storica”, si protraggono almeno dal 1948, anno di nascita dello Stato d’Israele.

Crediamo che organizzare serate come questa, dove si cerca di bucare il muro di censura e di menzogne che insozzano il dibattito sui mass media (in primis lo stravolgimento semantico per il quale “Israele si sta difendendo”) servano anche a ragionare sul che cosa possiamo fare per fermare queste atrocità.

Siamo purtroppo ormai convintx che le voci delle piazze democratiche non smuovano di un millimetro l’operato degli Stati e delle imprese che amministrano e/o dalle quali vengono amministrati, soprattutto in Italia dove il governo clerico-fascista, guidato da Giorgia Meloni, è ferocemente allineato con Israele e il suo mandante e finanziatore, gli Stati Uniti.

E allora, che fare? Questa è la domanda che ci tormenta e la risposta può essere trovata andando ad analizzare gli attori in campo.

Perchè un’altra evidenza, in questo bagno di sangue a senso unico, è che lo Stato d’Israele non sarebbe durato due settimane nel suo operato di morte senza i miliardi di dollari di finanziamenti degli Stati Uniti e dell’Unione Europea e senza la legittimazione politica di questi.

Come ben aveva intuito il rivoluzionario comunista Georges Abdallah, libanese solidale con la causa palestinese, detenuto da 39 anni in Francia, la guerra e i massacri nel così detto “terzo mondo” traggono sostentamento e legittimazione dai salotti privilegiati del bianco occidente, culla di democrazia… e di lager per migranti, perciò è più utile e giusto attaccare i mandanti e gli organizzatori delle stragi.

Come per la guerra tra NATO e Federazione Russa sul suolo ucraino, il genocidio in Palestina è il cinico e brutale risultato di calcoli politici ben precisi: l’occidente a guida USA non può permettersi che il suo avamposto coloniale in medioriente, lo Stato d’Israele, perda nemmeno un centimetro di terreno e per garantire questa sua supremazia regionale gli concede l’impunità totale per qualsiasi atrocità. Altra cosa sarebbe chiederci perchè i paesi della Lega Araba non stiano muovendo un dito, ma da occidentali crediamo sia più utile e legittimo soffermarci, capire e colpire gli interessi e le logiche di dominio che “da casa nostra” tirano le fila del massacro.

Come hanno lucidamente proposto i Wethermen Underground negli Stati Uniti ai tempi della Guerra in Vietnam: “bring the war home!”, portiamo la guerra in casa, nel senso di fare guerra agli Stati che mandano al macello popoli e comunità per la sola logica del potere e del profitto.

In questo senso sono illuminanti i tentativi di boicottaggio (come il BDS, etichettato da Israele, Germania e Stati Uniti, tra gli altri, come “organizzazione antisemita e terrorista”), i blocchi dei porti in USA, Italia, Grecia per impedire alle navi cargo di trasportare i loro carichi di morte, gli attacchi a strutture complici dell’occupazione israeliana (come sedi di Zim, Remax, Carrefour, McDonald’s, solo per citare i più famosi) o le occupazioni di atenei in tutto il mondo, fortunatamente anche in Italia, per rivendicare la solidarietà alla popolazione palestinese, spezzare la censura governativa e contrastare gli accordi universitari con le facoltà israeliane.

Siamo sempre statx convintx che le chiacchiere istituzionali non restino che polvere al vento di fronte alle logiche del potere e del profitto: prova ne è il fatto che da almeno 70 anni l’ONU vara “risoluzioni” contro i bombardamenti sionisti in Libano o contro l’occupazione dei coloni in Cisgiordania.

Se vi fosse bisogno di una schiacciante riprova che l’ONU gioca la sua parte in una farsa che gronda sangue, potremmo citare l’ultima (mentre scriviamo) conferma della volontà di sterminio pronunciata dal gabinetto di guerra sionista, nonostante la risoluzione per il “cessate il fuoco temporaneo” votata il 25 marzo al Consiglio di Sicurezza. Un rifiuto, quello israeliano, accolto dal più fragoroso silenzio e inazione: se non hanno interessi da difendere, i “grandi della terra” lasciano crepare gli ultimi della terra, i superflui, l’eccedenza.

Benchè ci faccia infuriare, tutto questo non ci stupisce e non “chiediamo alle istituzioni di agire”, perchè i centri di potere agiscono eccome ma secondo le logiche del mantenimento dello status quo, che garantisce loro privilegi e dominio, non certo per tutelare i popoli, le minoranze, l’ambiente o chissà cos’altro.

Negli Stati, in tutti gli Stati, non vediamo una possibile soluzione ai problemi dell’umanità, ma la loro causa e/o aggravante.

La soluzione che alcunx progressistx tutt’oggi propongono per la Palestina, quella cioè di “due popoli e due Stati”, oltre a non essere realistica viste le chiarissime intenzioni genocide d’Israele (la Palestina non ha, per esempio, un esercito per difendere i confini che sorgerebbero dalla proclamazione di uno Stato), crediamo non sia neppure auspicabile. In nessun caso, nè storico nè geografico.

Gli Stati sono, a qualsiasi latitudine, i coacervi dell’oppressione, della discriminazione, della violenza istituzionalizzata: senza Stati nè religioni, c’è da giurarci, non ci sarebbero guerre.

La Palestina storica, quella del “mandato britannico”, non era inoltre organizzata secondo i criteri dei moderni Stati-nazione, ma come una terra di comunità; anche per questo agli albori del XX secolo, rivoluzionari sia arabi che ebrei vedevano nella “federazione di libere comunità plurinazionali” la risposta al dilemma della coesistenza delle due (in verità molte di più) popolazioni.

Crediamo che altri testi, ben più argomenti di quanto non sia in nostro potere fare, illumineranno le cause di questa agghiacciante situazione che stiamo vedendo ogni giorno sugli schermi e che milioni di persone, non solo in Palestina (Sudan, Yemen, Siria, Repubblica Democratica del Congo, Ucraina…) vivono sulla loro pelle. Noi crediamo che il nostro compito principale sia diffondere la necessità, etica prima che politica, di fare qualcosa di concreto per fermare il massacro in corso e impedire quelli a venire, o per lo meno provarci con tutte le nostre forze.

In tempi bui come questi, dove tutti gli Stati arruolano le coscienze ancor prima che i corpi, ribadire che non esistono guerre giuste, che nessun esercito o forza dell’ordine è uno strumento di pace, che l’unico schieramento che sentiamo di sostenere è quello dei disertori e dex sabotatorx, ci pare fondamentale.

Purtroppo, specie in Italia, il potere ha smantellato e demonizzato quel patrimonio storico di lotte rivoluzionarie e internazionaliste che, fino a pochi decenni fa, legava sfruttatx di tutto il mondo contro i loro sfruttatorx: il sabotaggio, la complicità nella diserzione, l’attacco contro chi fabbrica, finanzia e vende morte… tutto questo e molto altro ci serve per essere minimamente all’altezza dello sfacelo che si sta dispiegando.

Consapevoli della difficoltà che ci troviamo ad affrontare, specie in luoghi iper-pacificati e provinciali come le nostre cittadine, auspichiamo che queste anche troppo tardive iniziative di solidarietà fungano da trampolino di lancio per intessere relazioni complici per poi agire, insieme.

CONTRO LA COLONIZZAZIONE SIONISTA IN PALESTINA E CONTRO IL GENOCIDIO IN CORSO: FERMIAMO I MANDANTI DEL MASSACRO, COMBATTIAMO I SIGNORI DELLA GUERRA “A CASA NOSTRA”!


Collettivo Samara, Forlì

Per Info: samara@inventati.org