La seconda ondata e il virus dello Stato

In cinque mesi – cioè il tempo intercorso dalla fine del primo “lockdown” anti-Covid (le chiusure selettive e lo stato di reclusione domiciliare imposti alla popolazione) – lo Stato, com’era prevedibile, non ha fatto nulla di nulla per arginare la crisi sanitaria. Sono state riaperte le scuole ma senza previo programma che prevedesse l’implementazione del trasporto pubblico, ed entrate ad orari contingentati per prevenire l’afflusso degli studenti sui mezzi e negli istituti nel medesimo momento.
Lo stesso è avvenuto per il mondo del lavoro, con i pendolari tuttora costretti a stiparsi come sardine in quelle scatolette che sono bus e treni…per “far girare l’economia” (quella dei padroni, mica degli operai!)
La salute degli individui è l’ultima delle preoccupazioni del governo – di questo come di qualsiasi altro! La palese insufficienza dimostrata dal sistema sanitario nazionale durante la prima ondata del virus – con persone lasciate a crepare a casa propria perché mancavano i posti letto e perfino i tamponi – non è servita da monito, anzi! Ancora una volta si specula sull’emergenza, si risparmia sulla spesa pubblica che servirebbe a sostenere i servizi fondamentali (la salute, la casa, la sicurezza sul lavoro…), mentre si spendono milioni di euro per le spese militari, per finanziare le imprese private, le grandi opere.
I padroni fanno i soldi. Intanto la gente si ammala e muore.
Allora, per dare almeno la parvenza di stare facendo qualcosa, le istituzioni fanno quello che ci si aspetterebbe: ci mettono una pezza, sperando di andare avanti ancora un po’.
Le regioni Lombardia, Campania e Lazio hanno emesso – sulla base del DPCM nazionale di ottobre, seguito alla proroga dello stato di emergenza – dei nuovi coprifuoco come tampone alle loro mancanze (per chi ancora non lo sapesse la sanità è materia regionale).
La ricca ed industriale Lombardia, che ancora una volta si scopre come la regione con più positivi registrati, è ricorsa al coprifuoco dalle 23.00 alle 5.00 di mattina. Questo dopo che le stime sulla curva dei contagi mostravano che negli ospedali lombardi in due settimane ci sarebbero stati circa 400 pazienti in terapia intensiva e 4.000 ricoveri nei reparti Covid.
Posti che evidentemente mancano.
Diverse città stanno attuando misure simili.
A Napoli (ma sono messi allo stesso modo a Perugia, per esempio, ed in tanti altri centri) ormai sono finiti i posti letto dedicati ai malati Covid.
Indi per cui, il presidente della regione ha dovuto varare in fretta e furia un ordinanza di chiusura delle attività “non fondamentali” ed anche delle scuole che erano appena state riaperte. Commercianti e genitori non l’hanno presa bene. Le proteste sono solo all’inizio, pure se strumentalizzate dalle destre che parlano ora di libertà calpestate, perché al governo non ci sono loro…a calpestarle! Sentir parlare i fascisti di libertà negate è come sentire un macellaio parlare di diritti degli animali!
La sanità nel sud Italia, che certo non è quella del ricco nord, potrebbe andare completamente in tilt. Le strutture pubbliche rischiano la saturazione. Già oggi i malati di Covid in Campania vengono traghettati da un ospedale all’altro alla ricerca di posti liberi.
Questa la situazione odierna, che nelle prossime settimane potrebbe peggiorare. Responsabilità gravissime e manifeste dello Stato, delle istituzioni e delle regioni che in questi mesi – e in questi decenni – hanno continuato a far piovere soldi su industriali e strutture private ma non sono riusciti, o probabilmente non hanno voluto incrementare il numero insufficiente di ospedali pubblici e di letti disponibili, così come di personale medico e infermieristico.
Intanto, di fronte a quanto detto, il fronte delle associazioni complottiste e i nuovi adepti del negazionismo del Covid, influenzate/manovrate dai gruppi fascisti, manifestano in diverse piazze del paese contro la “dittatura”, come la chiamano. La loro visione semplicistica degli eventi e del momento attuale non contempla minimamente concetti come la divisione in classi della società, lo sfruttamento e il capitalismo.
Strano davvero: manifestare contro una dittatura che ti ha concesso piazze con tutte le autorizzazioni di sorta! Da scompisciarsi dalle risate, se non fosse che molte di queste persone hanno realmente una preoccupazione (giustificata!) per la facilità con cui lo Stato può ridurre le libertà formali dall’oggi al domani. Solo che non sapendosi dare risposte, si aggregano al carro del complottismo perché è più facile credere in un complotto che ragionare sulle vere responsabilità dello Stato democratico e dell’organizzazione capitalista nel gestire i momenti di crisi.
Al carro si sono aggiunti, non ultimi, quei disorientati che vengono dalla “sinistra” e – consapevolmente o più spesso senza accorgersene – se ne vanno verso destra (e ce ne sono tanti, non dubitate). Questi poi, su questo carro non ci sono solo saliti ma ci si sono fatti attaccati davanti, come buoi.
Che dire! Tra qualche settimana – se non prima – potremmo ritrovarci nuovamente chiusi in casa. Oppure il governo Conte, per assecondare di nuovo le richieste confindustriali, magari varerà un bel coprifuoco che incomincerà con il calare del sole. Saremo liber* – si fa per dire! – di andare a lavorare e lavorando di arricchire la patria e i nostri padroni. Niente più. Finito di lavorare, tutti a casa, raus!
In altre parti del mondo, ed anche in Europa, ci sono state diverse proteste ed anche rivolte contro lo Stato d’emergenza. Perché questo è la dimostrazione più palese della disorganizzazione dello Stato (di tutti gli stati), che pretende invece di essere il sistema più organizzato di tutti. L’esempio della sua incapacità e della sua mancanza di volontà nel proteggere realmente la vita e la salute degli individui.
Il Lockdown, il coprifuoco, sono risposte militari, le uniche risorse dello Stato che altro non saprebbe né vorrebbe fare. Quasi il compendio dell’ultima funzione che gli rimane: il controllo poliziesco.
Se infatti la prima ondata arrivava quasi a sorpresa, abbastanza inattesa poiché si sperava che il virus potesse rimanere confinato in Cina, lo Stato non può dire più che questa nuova ondata lo ha colto impreparato. L’impreparazione in questo caso è un deliberato atto politico. E’ cosciente noncuranza verso la vita e verso la morte delle persone.
Ci si chiede soltanto se si avrà la forza di presentare il conto alle istituzioni, nazionali e regionali, per le loro responsabilità oggettive. Per quelle delle morti evitabili dei contagiati gravi (quelle passate, quelle presenti e anche purtroppo quelle future) ma anche per quelle avvenute e che avverranno per altre malattie non curate, per via della congestione delle strutture sanitarie e dato l’impiego dei pochi medici presenti assorbito per curare i malati Covid.
Un conto che, si spera, dovrà essere assai salato.

Eccola la superba “organizzazione” statuale. L’abbiamo ben veduta; tutt* l’hanno potuta vedere! A chi ci parla ancora del metodo anarchico come fattore di disorganizzazione, portiamo ai posteri l’esempio dell’intervento statale nella pandemia del 2020.

Piccoli Fuochi Vagabondi.