GLI STATI SI RIARMANO

La guerra in Ucraina sta dando ai diversi paesi, ognuno a suo modo, l’opportunità per riarmare i propri eserciti. Diamo un’occhiata, perché peculiare del modo di procedere degli Stati, a sei paesi europei, Germania, Inghilterra, Francia, Spagna, Italia e Polonia (più una nota sulla Svizzera), al Giappone e alla Federazione Russa. La Cina oltre ad essere una delle maggiori potenze militari del mondo possiede bombe atomiche, oltre ad una riserva speciale: milioni di potenziali soldati di terra.Mentre per quanto riguarda gli Stati Uniti, maggiore potenza militare e nucleare del mondo e maggior fornitore di armi del governo ucraino, basti citare che per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, hanno dispiegano in Europa 4.700 militari d’assalto della 101esima divisione aerotrasportata: si trovano in Romania, vicino al confine con l’Ucraina1.

Germania. La Germania, ha annunciato una Zeitenwende (“Svolta epocale”). Il presidente tedesco, Olaf Scholz, Il 27 febbraio, tre giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, proprio un anno fa, ha annunciato infatti (con il voto favorevole anche dei Verdi del vicecancelliere Robert Habeck) un’inversione di politica con la costituzione di un fondo da €102 miliardi per l’ammodernamento dell’arsenale tedesco e il potenziamento dell’esercito tramite un nuovo massiccio arruolamento e l’impegno di portare il bilancio della difesa da 1,5% a più del 2% del PIL (circa 70 miliardi di euro all’anno) come chiedevano da anni la Nato e gli americani. Soprattutto la cancelleria tedesca ha deciso l’invio diretto di armi all’Ucraina, modificando la politica di non fornire aiuti militari in aree di conflitto militare (in un primo momento Berlino aveva dato il via libera al rifornimento di armi di produzione tedesca all’Ucraina ma solamente attraverso l’Olanda e l’Estonia). Il cancelliere ha sottolineato che verrà data priorità a progetti europei per nuovi panzer ed aerei, con particolare riferimento alla collaborazione con la Francia. L’Eurofighter dovrà essere equipaggiato per la guerra elettronica ed altri velivoli, probabilmente gli F-35, saranno resi idonei al trasporto di armi nucleari. Per comprendere l’importanza di questa svolta storica, che non vedeva la Germania riarmarsi in questo modo dal 1935, in piena epoca hitleriana (Berlino ha accettato di modificare la sua costituzione per riarmare il paese), e che indebiterà sicuramente le generazioni future, basta pensare che il paese diventerà in questo modo la terza potenza al mondo per quanto riguarda le spese militari (pur non avendo la bomba atomica) dopo USA e Cina2. La Germania aveva già stanziato un budget di 53 miliardi di euro per il ministero della Difesa nel 2022, con un aumento del 3,2% rispetto al 2021. Non solo, il cancelliere tedesco ha anche bloccato l’apertura ufficiale del Nord Stream 2, la nuova pipeline del mar Baltico che da Mosca arriva direttamente in Germania ed annunciato che si doterà di due terminal per il gas liquido a Brunsbüttel e Wilhelmshaven, per differenziare le fonti di approvvigionamento energetico, tanto più che potranno essere convertiti al trasporto di idrogeno. Insomma i venti di guerra si alzano. A fine febbraio la Germania ha ceduto alle richieste americane di inviare in Ucraina i suoi tank Leopard da combattimento, in cambio della promessa dell’invio da parte degli Stati Uniti dei carrarmati Abrams3. A metà marzo i soldati ucraini hanno completato l’addestramento per l’uso dei Leopard 2 in Germania. La Germania nel frattempo aveva anche deciso di dotare di armi i droni senza pilota Heron TP delle sue Forze Armate4. Intanto, sempre di droni si parla, poiché il Ministero della Difesa dell’Ucraina ha ordinato 105 droni da ricognizione Vector dalla società tedesca Quantum-Systems GmbH. Secondo l’annuncio dell’azienda, la fornitura sarà finanziata dal governo tedesco. Kiev ne aveva già ordinati 33 in agosto5. Il Vector viaggia per un massimo di due ore, sfuggendo ai radar. Fornisce video in tempo reale e ad alta risoluzione fino a 15 chilometri di distanza, invia le immagini in forma crittografata e, all’occorrenza, può passare al volo planare in modalità silenziosa. L’obiettivo è quello di utilizzarli in combinazione con droni armati, come i Bayraktar TB2 turchi6, relativamente lenti e vulnerabili ma micidiali. Insomma, i Vector vanno in avanscoperta e individuano l’obiettivo, poi arriva qualcun altro a sbrigare la faccenda. Contro il riarmo tedesco e la fornitura di ulteriori armi all’Ucraina, a febbraio, in occasione del primo anniversario dell’invasione russa, migliaia di persone avevano marciato alla Porta di Branderburgo a Berlino7, mentre, secondo i sondaggi, l’opposizione popolare alla decisione della Germania di mandare a Kiev i carrarmati Panzer-Leopard sarebbe in costante crescita.

Inghilterra. Londra è impegnata nel Patto “Aukus” a fianco di Stati Uniti e Australia (un patto sottoscritto nel 2021 per fornire a Canberra sottomarini a propulsione nucleare in funzione anti-cinese), per garantire la difesa a Svezia e Finlandia in attesa del loro ingresso nella Nato e ovviamente in prima fila nel sostegno all’Ucraina. Nell’ambito dell’alleanza i tre paesi hanno lanciato un’iniziativa congiunta per sviluppare missili ipersonici8, capaci cioè di viaggiare a più di cinque volte la velocità del suono, in concorrenza a quelli già utilizzati dalla Russia. Ha anche raddoppiato, da 14 a 28, il numero di carri armati Challenger 2 che ha promesso di fornire all’Ucraina, a cui fornisce una buona parte dei missili anticarro. Rishi Sunak, il premier inglese, ha incaricato il ministro della Difesa, Ben Wallace, di esaminare quali jet da combattimento il Regno Unito “possa fornire potenzialmente all’Ucraina”. Lo ha reso noto a febbraio un portavoce di Downing Street, precisando tuttavia che l’ipotesi rappresenta “una soluzione da tempi lunghi”, anche se Sunak ha ribadito che “niente è fuori dal tavolo discussione9. La Gran Bretagna, assieme a Italia e Giappone, è poi coinvolta nella progettazione dei caccia di sesta generazione Tempes, per soppiantare gli Eurofighter Typhoon. Al progetto collaborano l’italiana Leonardo, la britannica British Aerospace Systems e la nipponica Mitsubishi. Il nuovo aereo, che risulta in competizione con un analogo progetto di caccia di sesta generazione sviluppato da Francia, Germania e Spagna, sarà basato sull’Intelligenza Artificiale e potrà operare con o senza pilota, mentre sarà equipaggiato per portare anche missili ipersonici. “Come leader di Italia, Giappone e Regno Unito — sottolineano i premier Meloni, Kishida e Sunak — siamo impegnati a sostenere l’ordine internazionale libero, aperto e basato sulle regole, cosa più importante che mai in un momento in cui questi principi sono contestati e le minacce e l’aggressione sono in crescita. Allorché la difesa della nostra democrazia, dell’economia e della sicurezza, e la protezione della stabilità regionale, sono sempre più importanti, abbiamo bisogno di forti partnership di difesa e sicurezza, sostenute e rinforzate da una credibile capacità di deterrenza”; “Abbiamo bisogno di essere all’avanguardia dei progressi nella tecnologia di Difesa — ha dichiarato il premier britannico Sunak nell’annuncio del progetto — in modo da superare e aggirare quelli che ci vogliono arrecare danno. La partnership internazionale che annunciamo oggi con Italia e Giappone punta proprio a questo, a sottolineare che la sicurezza delle regioni euro-atlantica e indo-pacifica sono indivisibili”10. Parole che sembrano già essere pronunciate da paesi in guerra. Non dimentichiamoci che Sunak aveva chiesto che la Nato cambiasse il Trattato “per garantire Kiev”, ovvero un cambiamento del Trattato Atlantico per garantire un sostegno diretto “a lungo termine”, lanciando anche un appello ai Paesi alleati per “raddoppiare” il sostegno militare11. Queste parole le ha pronunciate durante la Conferenza sulla Sicurezza presso l’Hotel Bayerischer Hof di Monaco nel febbraio 2023, che ha visto la partecipazione di 40 fra capi di Stato e di governo, e oltre 100 ministri di 96 Paesi del mondo, nonché quasi 5.000 poliziotti e 700 militari a protezione della conferenza. Il ministro della difesa inglese Ben Wallace aveva fatto sapere, già nell’aprile del 2022, che sottomarini britannici dotati di armi nucleari sono “sott’acqua, nascosti, in attesa, nel caso la Gran Bretagna avesse bisogno di essere protetta”12. Per finire in bellezza, il paese nello scorso ottobre ha partecipato all’esercitazione “Steadfast Noon” (Mezzogiorno costante), che ha visto in campo le aeronautiche militari di 14 paesi dell’Alleanza Atlantica con oltre 60 cacciabombardieri di quarta e quinta generazione, aerei di sorveglianza e intelligence e velivoli cisterna per il rifornimento in volo. L’ufficio stampa della NATO ha voluto annotare che con questa dimostrazione di forza “le forze aeree alleate eserciteranno le proprie capacità di deterrenza nucleare nell’Europa nord-occidentale, in particolare in Belgio, paese ospitante, il Mare del Nord e il Regno Unito”. L’annuncio dell’esercitazione aerea giungeva un paio di settimane dopo le gravi dichiarazioni di Putin che non ha escluso l’utilizzo di testate tattiche nucleari nel caso in cui le forze armate ucraine ottenessero altre importanti vittorie sul campo minacciando la “sicurezza interna” della Federazione russa. Contemporaneamente a “Steadfast Noon” anche le forze armate di Mosca hanno simulato una guerra nucleare con l’esercitazione denominata “Grom” (Tuono), organizzata annualmente per testare le capacità di attacco di cacciabombardieri, sottomarini e sistemi missilistici strategici13.

Francia. “Non è il momento del dialogo con la Russia”. Questo il commento del presidente francese, Emmanuel Macron, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di febbraio, dicendosi più che pronto ad una guerra di lunga durata. La volontà di Macron è quello di attuare un piano di investimenti militari dal 2024 al 2030 da 400 miliardi di euro, contro i 295 miliardi del precedente piano 2019-202514. Riguardo all’equipaggiamento militare, l’industria francese è diretta concorrente di quella italiana e quindi di Leonardo. Il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu, a febbraio, ha annunciato in un’intervista al Parisien che la Francia consegnerà a Kyiv i carri armati leggeriAmx-10 che il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, aveva promesso a inizio gennaio15. Come ricordato dal quotidiano Indépendant, la Francia ha già inviato all’Ucraina sei obici Trf1 con gittata fino a trenta chilometri, diciotto cannoni semoventi Caesar, due sistemi di difesa aerea Crotale e sessanta veicoli blindati Vab, oltre a missili Manpads Mistral e Milan Prtk, munizioni e carburante. Entro la primavera, inoltre, si concretizzerà la fornitura del sistema di difesa aerea Samp/T a sostegno dell’esercito ucraino: un’operazione congiunta tra Parigi e Roma che garantirà all’Ucraina di avere uno dei dispositivi antimissilistici più sofisticati e moderni al mondo per contrastare la Russia. La Francia, il terzo fornitore mondiale di armi, ha guadagnato una quota maggiore del commercio globale di armi mentre le esportazioni di armi della Russia diminuivano a seguito delle sanzioni. Nello specifico, la quota francese è aumentata dal 7,1% all’11% nel periodo tra il 2018 e il 202216.
La Francia, da ultimo, ha condotto agli inizi di marzo una massiccia esercitazione militare, la più grande degli ultimi decenni in Europa occidentale, chiamata Orion 2023, nel Mediterraneo e nel sud del paese, che ha impegnato circa 7mila soldati e centinaia di mezzi. L’operazione simulava un intervento in un paese fittizio (“Arnland”) destabilizzato da milizie ben equipaggiate e confinante con uno Stato potente (“Mercurio”), artefice dei disordini17. L’allusione non è nemmeno troppo nascosta.

Italia. Per quanto riguarda il “belpaese”, la proposta dell’ex Governo di Mario Draghi, fatta proprio dall’attuale esecutivo di Giorgia Meloni, è quella di portare il budget della Difesa al 2% del Pil entro i prossimi anni (si passerebbe così, nel complesso, dai 25 miliardi l’anno stanziati nel 2022 a circa 38 miliardi). Il parlamento italiano ha infatti ratificato il cosiddetto Decreto Ucraina (“Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”), che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2% del Prodotto lnterno Lordo, anche se la maggioranza degli italiani è nettamente contrario all’invio di armi in Ucraina, secondo le agenzie di sondaggi18 ed anche, più in generale, all’aumento delle spese militari19. Occorre ricordare che nel 2022 il bilancio del ministero della Difesa per la spesa militare italiana aveva toccato la cifra di 25,8 miliardi di euro. L’ex ministro della Difesa del governo Draghi, Lorenzo Guerini, aveva infatti sottoposto all’approvazione del Parlamento un numero senza precedenti di programmi di riarmo20: diciotto, di cui ben tredici di nuovo avvio. La parte del leone è dell’aeronautica militare con programmi per oltre 6 miliardi di euro. Il Decreto Ucraina del febbraio-marzo 2022 aveva inoltre deciso l’invio di equipaggiamento militare ma presumibilmente anche di armi al governo di Zelenskyy, nonché l’invio nei paesi alleati dell’Est Europa, aderenti all’Alleanza Atlantica, e nel Meditterraneo orientale, aerei militari Eurofighter e soldati italiani in ambito Nato. Il decreto stanziava circa 200 milioni per il 2022-2023 per finanziare le manovre militari in Est Europa, con circa 3.400 soldati mobilitati e 2.000 unità di rinforzo21. Tutte le attività operative e addestrative condotte dalle forze armate Italiane sul fianco orientale della NATO sono disposte dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e sono coordinate dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), istituito nel luglio 2021 per “abbracciare il concetto del multi-dominio, terrestre, marittimo, aereo, spaziale e cyber22. Comandante del COVI è il gen. Francesco Paolo Figliuolo, a cui erano stati attribuiti ampi poteri nella gestione socio-sanitaria dell’emergenza e post emergenza da Covid19. In Slovacchia, l’Esercito italiano schiererà una batteria del sistema missilistico terra-aria SAMP/T di produzione italo-francese, che rimpiazzerà la batteria di missili Patriot di US Army. Con questa, le forze armate italiane portano a cinque le missioni in Europa orientale in ambito NATO dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. Oggi i reparti di pronto intervento dell’Esercito italiano sono presenti in Lettonia, Bulgaria e Ungheria, mentre 4 cacciabombardieri dell’Aeronautica Militare operano dalla base di Costanza, Romania23.
Occorre poi dire che il Governo italiano aveva deciso di inviare armamenti in Ucraina mantenendo segreta la lista, le capacità tecniche e la quantità delle armi letali inviate. La lista del materiale bellico è infatti contenuta all’interno di un apposito decreto interministeriale (definito tra i ministeri della Difesa, degli Esteri e dell’Economia) secretato e non sottoposto nemmeno all’esame dei parlamentari ma di cui è a conoscenza solo il Copasir (il Comitato parlamentare per la difesa della Repubblica). L’odierno governo Meloni ha attuato le medesime decisioni, rinnovando assieme agli alleati di destra del governo, al Pd e a Italia Viva di Matteo Renzi e Carlo Calenda l’invio di armamenti in Ucraina per tutto il 2023 – attraverso il cosiddetto “decreto Nato” – e mantenendo la segretezza sul materiale, nonché a portare l’asticella delle
spese militari al 2% del Pil entro il 202824. Intanto, l’21 febbraio scorso, c’è stato l’arrivo a Kiev della premier italiana Giorgia Meloni, nella prima visita ufficiale della presidente del Consiglio italiana nella capitale ucraina, il giorno dopo la visita del presidente americano, Joe Biden. Nell’occasione, Meloni ha assicurato a Zelenskyy il sostegno incondizionato dell’Italia e la continuazione dell’invio delle armi, con il sesto pacchetto già approvato dal governo. “Tra qualche settimana, in collaborazione con i francesi, manderemo in Ucraina anche il sistema missilistico Samp-T per la difesa aerea” ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani25. Anche l’Italia sta “modernizzando” e “automatizzando” le sue tecnologie di morte. I reparti speciali delle forze armate italiane impiegheranno i droni kamikaze nelle future missioni di guerra. A firmare il contratto con il Ministero della Difesa, RWM Italia S.p.A. con sede legale a Ghedi (Brescia), azienda produttrice di bombe e munizioni controllata dal colosso tedesco Rheinmetall. RWM Italia opererà tuttavia per conto di UVision Air Ltd., società produttrice di droni e sistemi bellici automatizzati con quartier generale e stabilimenti in Israele26. C’è da dire che l’Italia, dietro il dettato costituzionale che “L’Italia ripudia la guerra”, è invece uno dei più noti esportatori di armi al mondo. Nel 2022 ha incrementato l’export di questi strumenti di morte, facendo addirittura segnare un +45% rispetto all’anno precedente, battuta solo dalla Corea del Sud con +74%27. Leonardo, Fincantieri28, Iveco29, Beretta30, Astim31 di Ravenna e le altre grosse aziende italiane di armi e tecnologia militare, hanno registrato una crescita continua dall’inizio della guerra in Ucraina. «Nel mondo della difesa e sicurezza stanno crescendo gli investimenti in tutto il mondo e, quindi, è un settore che sta crescendo in misura significativa», giudicando «positivamente» le prospettive per il 2023, ha confermato Alessandro Profumo, A.D. di Leonardo, la più grande industria di armamenti esistente in Italia, partecipata dallo Stato e che ha importanti collaborazioni con molti paesi tra cui gli Stati Uniti (l’esempio è Drs, controllata da Leonardo, che lavora con il Pentagono), e che recentemente ha annunciato un contratto da 380 milioni di euro in cinque anni per il supporto tecnico-logistico della flotta dei caccia C-130J Lockheed Martin dell’Aeronautica Militare italiana. Non a caso le quotazioni borsistiche del gruppo e delle sue controllate volano in borsa, i valori azionari sono cresciuti ed è uno dei titoli migliori del FTSE MIB, il più significativo indice azionario della Borsa Italiana32.

Anche la Spagnaspedirà i carri armati Leopard in Ucraina. La ministra della Difesa, Margarita Robles, ha anche annunciato che si è conclusa in Spagna una fase di addestramento all’uso dei Leopard riservata a 55 militari ucraini33. La Spagna avrebbe inviato a Kiev anche 20 veicoli corazzati M113, 1.370 lanciagranate anticarro, 700.000 colpi di fucili e mitragliatrici34. Ricordiamo che nella coalizione guidata dal presidente spagnolo Pedro Sanchez, sono presenti anche tre ministri del partito di sinistra Podemos, che hanno votato contro il proprio stesso governo sull’invio di armi ma rimangono però saldamente attaccati alle poltrone. La Spagna, come l’Italia, è uno dei paesi esportatori di armi più significativi al mondo. Di preciso. è al nono posto tra i paesi esportatori35.

Polonia. Sul territorio della Polonia ci stanno già le forze Nato, essendo un paese chiave del fianco Orientale dell’Alleanza: qui Stati Uniti, britannici, croati e rumeni, hanno a disposizione 11.600 soldati, il numero più alto di tutto il fianco orientale. Nel 2022 Washington ha inoltre annunciato il dispiegamento di due batterie di missili Patriot in Polonia e jet da combattimento F-16. Da parte sua il Regno Unito ha il suo sistema di difesa aerea avanzata Sky Sabre. La Polonia, assieme al Regno Unito, alla Norvegia, all’Estonia e alla Lituania, è il paese europeo che si è speso di più per l’invio di armi in Ucraina. Dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina a Varsavia, da parte del premier Mateusz Morawiecki, è partita una corsa al riarmo che ha avuto l’appoggio non solo della maggioranza di destra al governo, ma dell’intero arco politico parlamentare. Il Parlamento polacco (quello che ha vietato il diritto all’aborto in quasi tutto il paese) ha approvato l’Ustawa o obronie Ojczyzny, la Legge sulla difesa della patria, un provvedimento che il leader del partito al governo, Diritto e Giustizia, Jarosław Kaczynski ha motivato come mezzo per contrastare le ambizioni imperiali della Russia. In entrambi i rami del Parlamento è stata approvata praticamente all’unanimità. Il bilancio 2023 per la Difesa prevede una spesa di 97,4 miliardi di zloty, circa 20 miliardi di euro, pari a quasi il 4% del Pil nazionale. Si tratta della percentuale più alta dell’intera Nato. In questo modo, la Polonia, attraverso l’acquisto di tecnologie militari dagli Stati Uniti e dal Sud Corea, potrebbe diventare una delle principali potenze militari europee. Il piano prevede inoltre che le dimensioni delle proprie forze armate raddoppieranno in 12 anni, passando dagli attuali 143.500 effettivi (111.500 professionisti e 32mila volontari) a 300mila effettivi (250mila professionisti e 50mila volontari)36.Va rimarcato che nel 2022 l’intera Alleanza Atlantica ha speso per il comparto militare il 2,57% del suo Pil complessivo, con gli investimenti maggiori fatti in Grecia (3,76%) e Stati Uniti (3,47%), con la Polonia terza con il 2,42%, mentre 20 dei 28 membri dell’organizzazione hanno speso meno del 2%, percentuale concordata nel 2006. È ovvio che oggi, queste percentuali sono destinate ad alzarsi tragicamente.

Persino la storica neutralità della Svizzera è messa a dura prova, se ad inizio marzo il capo dell’Esercito elvetico Thomas Süssli, ha ammesso che il paese potrebbe cedere un certo numero di carri armati, dopo aver valutato le proprie necessità, dopo che si è appreso che la Germania vorrebbe acquistare dalla Confederazione elvetica i Leopard 2 attualmente in disuso da inviare in Ucraina37.

Giappone. A marzo nuove commesse militari ci sono anche dagli Stati Uniti per il governo giapponese, in una corsa agli armamenti sempre più veloce, per contenere l’espansionismo in questo caso Cina nell’Asia-Pacifico, la regione che secondo gli analisti sarà il prossimo teatro di scontro tra Pechino e Washington. La vendita statunitense riguarda 5 nuovi aerei Grumman E-2 Hawkeye per un esborso di circa 1,30 miliardi di euro per Tokyo. Destinati a scopi di sorveglianza, i sofisticati aerei sono dotati sistemi satellitari avanzati con la capacità di individuare anche velivoli stealth ed aerei di piccole dimensioni, così come i caccia cinesi e russi di quinta generazione. A fine febbraio il governo giapponese ha inoltre confermato al Parlamento l’intenzione di procedere con l’ordine di almeno 400 missili da crociera statunitensi Tomahawk in un’unica soluzione, e in anticipo rispetto ai tempi previsti. L’acquisizione è prevista entro l’anno fiscale 2023 con un costo di 221,3 miliardi di yen, equivalenti a 1,46 miliardi di euro. Lo scorso dicembre il governo guidato dal premier conservatore Fumio Kishida ha attuato una revisione delle principali politiche in tema di difesa, fissando l’obiettivo di raddoppiare le spese militari in linea con gli standard dei Paesi Nato, dall’1 al 2% del Pil entro il 202738.

La Federazione Russa, dal canto suo, ha aumentato da sette a undici il numero di navi da guerra schierate nel Mar Nero, tre delle quali trasportano missili da crociera Kalibr, la cui salva totale è di circa 24 missili. Un’altra nave da combattimento della Federazione si trova nel Mar d’Azov, e dieci sono nel Mediterraneo, cinque delle quali sono portaerei. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, il numero delle navi russe nel Mediterraneo è aumentato. Da notare che nel Mediterraneo ci sono quattro portaerei di Paesi alleati: Italia, Francia, Usa e la nave anfibio della Spagna. Dunque è alta la possibilità di un incidente. Inoltre, dal 1 settembre 2022 la Russia ha effettuato esercitazioni congiunte con la Cina di Xi-Jingping, che hanno visto impiegate 60 navi da guerra e 50.000 marinai39. Le esercitazioni hanno coinvolto i membri dell’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO) e dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), tra cui Azerbajgian, Algeria, Armenia, Bielorussia, India, Kazakistan, Kirghizistan, Cina, Laos, Mongolia, Nicaragua, Siria e Tagikistan. Esercitazioni simili sono state pianificate anche dal 15 al 19 marzo 2023, nel Golfo di Oman, con la partecipazione, oltre a Russia e Cina, anche dell’esercito iraniano40.
La Russia può contare attivamente anche sui suoi alleati, come la Bielorussia, che la sta spalleggiando nella guerra in Ucraina. La Bielorussia, che ormai è uno stato vassallo, possiede un esercito di
445 mila soldati in attivo, oltre a 290.000 soldati come personale di riserva e 110.000 unità paramilitari. Aggiungiamo che la Russia è dotata di circa 6mila testate nucleari, di cui 1.588 sono quelle già schierate e operative, secondo un report pubblicato a febbraio 2022 su “Iriad Review. Studi sulla pace e sui conflitti”41.


NOTE

6  Sui droni della Turchia inviati a Kiev e sulla strategia di Ergogan, vedere questo articolo di Antonio Mazzeo: https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2022/03/la-turchia-si-tuffa-nella-guerra-in.html

35 Quattro Stati membri dell’UE sono tra i primi dieci esportatori di armi al mondo: Francia (3°), Germania (5°), Italia (6°) e Spagna (9°). Insieme, nel periodo 2017-2021, sono stati responsabili di oltre il 21% delle esportazioni globali di armi.

41 Nove nazioni soltanto in tutto il mondo possiedono oltre 15.000 testate nucleari nei loro arsenali. Si tratta di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina, Russia, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Ma Russia e Stati Uniti assieme, contano da soli il 93% del totale.