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Immaginavamo che il nostro articolo “Guerra in Ucraina, il dibattito in campo anarchico“ potesse generare alcune critiche, proprio perché ormai si tende ad abituarsi a quell’approccio che nel corso di un dibattito tende a dividere il campo in schieramenti contrapposti, ogni qual volta compare una questione che sembra od è divisiva.
Schierarsi da una parte o dall’altra, oggi nella discussione sulla guerra così come già accaduto in materia di pandemia e virus, diventa così non solo una opzione ma una pretesa che si esige per iniziare un qualsiasi dibattito.
Si vorrebbe oltretutto lo facessero tutti, perché chi non si schiera in maniera netta, senza riserve, nel dibattito in corso, ma si colloca in una posizione percepita come intermedia che solleva problemi, dubbi, critiche ed analisi, finisce sempre per generare dell’irrequietezza, dell’incertezza, addirittura dell’antipatia. Quando non si è più sicurx delle proprie certezze, invece di riflettere può sembrare più semplice sotterrare i problemi e criticare chi li ha sollevati, senza portare nemmeno sufficienti armi per sostenere le proprie ragioni. Non vi è bisogno di farlo poiché basta affermare: se non sei con quelli allora sei con gli altri, e viceversa.
Comunque, aldilà di chi ragiona in questo modo, a volte arrivano invece anche critiche che, a prescindere dal loro valore, offrono motivo di approfondire il tema.
Ne diamo conto.