Era solo questione di tempo. Dopo i primi esperimenti in città capofila come Trieste, dopo la prova sul campo per il G20 di Roma, ecco che il 10 novembre è arrivata la notizia che con una circolare del ministero dall’interno, Luciana Lamorgese, il diritto a manifestare – non solo contro il greenpass ma parliamo di qualunque tipo di manifestazione – verrà fortemente limitato in tutta Italia.Il pianto dei commercianti di Confcommercio che hanno dichiarato di essere stati danneggiati dai cortei di opposizione al lasciapassare sanitario che ogni sabato pomeriggio si svolgono in diverse città, con la perdita lamentata di almeno il 30% del fatturato, e le roboanti uscite di alcuni sindaci, come quello di Trieste Roberto Dipiazza che chiedeva addirittura “leggi speciali come quelle contro le BR”, hanno fornito il pretesto al governo per fare quello che aveva in mente da tempo: varare una stretta su tutte le manifestazioni di protesta.
Con una semplice circolare il ministero degli interni ha infatti invitato prefetti e questori a vietare, si pensa per tutta la durata dello stato di emergenza, i cortei nei centri storici delle città e in spazi dove ci sono luoghi sensibili come palazzi istituzionali, sedi di partito o sindacati ma anche catene di negozi e centri commerciali, specie con l’avvicinamento delle agognate spese natalizie.
In questi luoghi sarà possibile manifestare solo in forma statica e con precise disposizioni, proprio come durante il primo lockdown dell’anno scorso.
Viene tutelato così il diritto di alcuni commercianti e compresso quello di manifestare. La libertà, da diritto materialmente esplicato, diventa in questo modo “libertà d’impresa” (che poi, paradossalmente, è il tipo esclusivo e privatistico di libertà che hanno in testa i commercianti di #IoApro e i fascisti).
Così il governo Draghi lancia il suo attacco sperando di disinnescare malcontento e conflittualità sociale.
La scusa é sempre quella che i cortei farebbero aumentare i contagi. Una cavolata, ovviamente (le cause andrebbero cercate semmai nel sovraffollamento di trasporti, scuole e grandi eventi al chiuso, e nel fatto che i sieri anti-covid non fermano la diffusione del virus ma attenuano unicamente gli effetti gravi della malattia). Ma una cavolata buona però per inviare a prefetture e questure italiane questa porcata autoritaria, già messa in atto tra l’altro nelle settimane precedenti da alcuni sindaci e prefetti più zelanti e sempre usando come scusa le mobilitazioni contro il lasciapassare, utilizzando i decreti anti-assembramento (già da qualche settimana infatti alcuni prefetti stavano espellendo le manifestazioni, anche quelle statiche, dalle piazze centrali delle città, lontane cioè dai palazzi istituzionali e dai luoghi dove siedono i decisori politici ed economici).
Un vero e proprio tentativo da parte del governo Draghi di ingabbiare e circoscrivere le proteste e farle diventare un evento insignificante e periferico, che dia pochi grattacapi a chi siede al comando, che può allegramente continuare ad effettuare tagli alla sanità, privatizzazioni, aumento dell’età pensionabile, aumentarci le bollette e indebolire misure di supporto economico come il reddito di cittadinanza o gli assegni di invalidità e così via.
Non bastavano idranti, cariche, daspo urbani, fogli di via e arresti per chi protesta. Non bastano nemmeno le montature poliziesche e giudiziarie contro i movimenti, come quelle contro l’area anarchica, di cui l’ultima in ordine di tempo è quella dello scorso 11 novembre, dove a 6 persone sono state inflitte misure cautelari ed accusate di eversione solamente per dei volantini e degli scritti su un giornale (“Vetriolo”).
Si torna ai tempi del periodo fascista quando la libertà di manifestare o scioperare era fortemente limitata, per non dire vietata! Una compressione alla libertà di espressione e di manifestazione pericolosissima e davvero intollerabile che non possiamo fare passare, se ancora abbiamo un briciolo di dignità!
Chi ancora in questi giorni chiedeva il pugno duro contro le mobilitazioni no pass – tra i quali vi si trova chi ha ancora il coraggio di dichiararsi “di sinistra” mentre invoca polizia e misure restrittive – sarà ora felice. Ai democratici che invece applaudono alla circolare del Viminale, non dovremmo esser noi a ricordare che l’articolo 17 della Costituzione afferma che le manifestazioni sono libere, ovvero possono essere sempre organizzate previo semplice preavviso (che già di per sé è una scocciatura, per non dir di peggio!). Le autorità di pubblica sicurezza possono semmai limitarle, come sappiamo, per comprovati motivi di ordine pubblico. Siamo quindi di fronte ad una palese violazione degli stessi principi costituzionali di cui i democratici di casa nostra amano sciacquarsi costantemente la bocca.
Ma sappiamo che questa é una costante di questi ipocriti.
Non è tanto un “assalto alla democrazia” quella a cui stiamo assistendo, quanto la democrazia nel suo stadio autoritario che fa a meno di ogni orpello e mostra la sua vera natura.
Piccoli Fuochi Vagabondi
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