LE IDEE NON SI SGOMBERANO Ricordiamo il MaceriA Occupato a 10 anni dallo sgombero

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PDF Le idee non si sgomberano ricordiamo il MaceriA Occupato

Il 23 novembre del 2012 fu occupato a Forlì, in via Maceri n.22, in pieno centro storico, il “MaceriA Occupato”, un enorme stabile pubblico di tre piani con ampi stanzoni e appartamenti, di proprietà del Comune, lasciato per anni in stato di abbandono dall’amministrazione.

Durerà fino al giorno 8 gennaio 2013, quando le forze dello Stato, intervenute massicciamente anche da Padova e da Bologna, militarizzando l’intero quartiere popolare dove sorgeva, ripresero possesso dello stabile, murandolo e rendendolo di nuovo inutilizzabile. 

Dimenticato dal 2007, lo stabile in origine fu sede dell’Hotel Universal e fu acquistato dal Comune di Forlì che ne fece sede della Circoscrizione 1, con 40 appartamenti popolari vuoti all’ultimo piano. L’occupazione, che doveva inizialmente durare tre giorni, dopo essere riuscita a incanalare un incredibile entusiasmo attorno ad essa e ad organizzare una valanga di iniziative molto partecipate non solo ludiche o culturali, per esempio importante sarà il tema della casa , paradossalmente diventerà invece la più lunga nella storia della città di Forlì, territorio che non ha mai avuto tradizioni di occupazioni durature (anche se di occupazioni nel corso degli anni ce ne sono state diverse).

Il palazzo di via Maceri, al centro di vasti appetiti da parte di speculatori immobiliari e fondazioni bancarie (denunciate peraltro pubblicamente dalle/dagli occupanti), una volta sgomberato dapprima fu messo all’asta e poi, dopo altri anni passati nel silenzio e nella polvere (tre tentativi di asta andarono a vuoto) a giugno 2018 venduto a “Investire Sgr”, una società il cui fondo azionario è composto dai capitali di Cassa Depositi e Prestiti, banche, compagnie assicurative e casse di risparmio, tra cui la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

Questa proprietà inizierà una demolizione quasi totale con conseguente ricostruzione (costata ben 6 milioni di euro) che oggi vede l’ex stabile di via Maceri 22 trasformato in un anonimo residence di cinque piani e garage, inaugurato ad aprile 2022: uno dei soliti progetti di alienazione degli immobili pubblici celati dietro la cosiddetta “riqualificazione urbana”, con appartamenti in “social housing” destinati ad acquirenti che si possono permettere alloggi non certo a prezzi popolari, con la garanzia di avere a disposizione risorse economiche sicure e non troppo limitate.

Scegliamo di pubblicare, a dieci anni esatti dallo sgombero, i comunicati che allora le/gli occupanti fecero uscire; sia i comunicati seguiti all’avvenuta occupazione che quello successivo allo sgombero; sgombero, detto per inciso, che comunque non mise fine alla serie di iniziative cortei, manifestazioni, presidi, azioni, scritte solidali e anche nuove occupazioni (purtroppo durate lo spazio di qualche giorno o settimana) che in quell’anno sgorgarono rigogliose a Forlì, indice di un’urgenza, percepita sulla pelle, di autogestione sentita e collettiva, di conflittualità contro gli argini del modello autoritario e di voglia infinita di libertà in un’asfittica città di provincia.
Non a caso, in quella occasione, la risposta della questura fu repentina: 4 fogli di via, 3 avvisi orali, perquisizioni e 51 avvisi di garanzia per l’occupazione del Maceria e le manifestazioni seguenti. Misure che avevano l’intenzione di intimidire, e processi che in molti casi finirono però in un buco nell’acqua.

Scegliamo di pubblicare questi comunicati non per sola nostalgia ma perché, da molte di quelle parole, ancora oggi trasudano genuinità, spontaneità, schiettezza, condivisione, urgenza di fare. Tutte cose che oggi – in un’era sempre più afflitta da autorità, dispotismo, nazionalismo, guerre, sopraffazione del più debole, volontà di profitto, atomizzazione sociale ed incapacità a comunicare se non attraverso uno schermo – di nuovo ci debbono venire in aiuto, se vogliamo creare una società ancora tutta da costruire.

Cose, indubbiamente, di cui fare tesoro.

Piccoli Fuochi Vagabondi – Gennaio 2023

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Il MaceriA Occupato di via Maceri 22 a Forlì

 

CE NE OCCUPIAMO NOI!

Venerdì 23 novembre siamo entrati in un edificio di proprietà del Comune in via Maceri 22, una volta sede della Circoscrizione 1, attualmente abbandonato da anni che stava andando in malora.

Lo abbiamo fatto senza chiedere permesso alle istituzioni, e per questo siamo considerati “illegali”. Questo vuol dire occupare.

Questa è la nostra risposta alla mancanza di spazi in cui trovarsi liberamente per creare qualcosa di diverso dalla solita monotonia di una città in cui tutto ha un prezzo: dagli affitti spropositati per un alloggio al classico divertimento da pub o discoteca.

Adesso in questo spazio vengono realizzate diverse iniziative decise collettivamente in autogestione. In questi primi tre giorni molte persone hanno condiviso pranzi e cene, cineforum, musica, idee e dibattiti. Inoltre ha dato la possibilità a chi non ha più una casa (perchè sfrattato o senza disponibilità economica) di avere un posto in cui vivere.

Quello che chiami utopia adesso è in via Maceri 22. Prima di pensare che non ci siano alternative a questo mondo vieni a trovarci e porta le tue idee, i tuoi progetti, le tue proposte (ma fallo il prima possibile perchè la libertà fa paura e potrebbero cacciarci via da un momento all’altro).

Spazio Occupato MaceriA, via Maceri 22 – 23 Novembre 2012

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VIA MACERI 22

Via Maceri 22: un edificio di 3 piani, centinaia di metri quadrati, più di 40 appartamenti perfettamente fruibili ma sigillati e abbandonati: infinite possibilità di utilizzi per la città negate dalla stessa legge, lo stesso decoro, le stesse istituzioni che definiscono (e puniscono!) “delinquenti” coloro che posti come questo lo riaprono e lo liberano per tutti.
A Forlì l’emergenza spazi (abitativi e non solo) la conosciamo bene e la conosciamo da anni: più di 40 persone private di un alloggio già dall’inizio di ottobre cercavano un tetto rivolgendosi al Comune che li ha scaricati alla Caritas (che adotta regole umilianti per i pernottamenti fino ad arrivare alle perquisizioni degli effetti personali) senza contare tutti coloro che, perché privi di un semplice pezzo di carta, non possono nemmeno domandare assistenza se non al prezzo di finire internati (CIE) e/o cacciati via dal suolo italico.
E poi tutti quelli che dormono al parcheggione Montefeltro?!
I ragazzi di Forlì senza un solo spazio di socialità alternativo agli alcolici recinti ricreativi di pub e discoteche?!
Tutti quelli che vorrebbero proporre iniziative e rinnovare le città e si trovano solo ordinanze poliziesche sempre più restrittive e porte in faccia?!
Come conciliare queste evidenti necessità con l’immobilismo colpevole delle istituzioni che, dal canto loro, sono proprietarie di dozzine (se non centinaia) di appartamenti/locali/edifici/palazzi/terreni sfitti e abbandonati?!
Noi non potevamo sopportare questa meschina privazione e ci siamo dati una risposta: occupare uno spazio comunale (perciò di tutti) e autogestirlo per dimostrare che un’alternativa radicale si può realizzare, senza più chiedere, senza più confidare nei “delegati”, senza mai più chinare il capo di fronte alle ingiustizie ritenute, a torto inevitabile e incontrovertibili.
Agire in prima persona. Non per “diritto” ma per necessità.

Spazio Occupato MaceriA, via Maceri 22 – Novembre 2012

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23,24,25 novembre, Forlì: MaceriA Occupato

La “logica” dominante di questa società che volenti o nolenti ci troviamo a vivere/sopportare è quella dell’esclusione-inclusione: se sei omologato, se sei ubbidiente, se produci ricchezza per i tuoi padroni e se, cosa più importante, hai denaro sei incluso.

Puoi avere un lavoro da fame, degli oggettucoli ridicoli, puoi guidare una macchina che priverà d’ossigeno il globo, puoi abitare una casa e puoi, magari una volta ogni due week end, concederti una pizza e una bevuta al pub.

Le nostre orrende città di cemento sono modellate su questa mentalità metropolitana. Strade a misura di automobili, centri storici rimpinzati di vetrine e banche, siti produttivi (fabbriche, uffici, università) in enormi edifici privati e quei pochi residui di socialità e di divertimento relegati a circoli (con annessi tesseramenti ed esclusioni per i non allineati) oppure a discoteche e pub adibiti a “recinti del divertimento” per tenere ben circoscritta e limitata la nostra esuberanza e la nostra vitalità.

La città di Forlì, esattamente come tutte le città di questa nostra “società civile”, vive le stesse orrende ingiustizie e la stessa grigia depressione. Gente che dorme nel parcheggione perché sfrattata per morosità, ragazzi che affogano nella distrazione dell’alcool la propria voglia di creare ed essere qualcosa di differente da un manichino, individui in cerca di spazi o letti per dormire marchiati come “bivaccatori” e “degradati” perché osano vivere la piazza non come un camminatoio per lo shopping ma come un luogo di ritrovo e di incontro.

È evidente che ogni sistema socio-politico odierno (istituzioni, legge, forze di polizia, partiti all’interno degli organi decisionali e sindacati a smorzare la rabbia degli sfruttati) non ha il compito di garantire servizi o regolare una serena vita comune, perciò noi siamo convinti della NECESSITA’ IRRINUNCIABILE di prenderci tutto ciò che ci abbisogna. Case, cibo, tempo, cultura, spazi da far vivere per stare insieme e insieme creare legami umani al di fuori del denaro perché dentro uno spazio si possono far vivere tutte quelle ispirazioni che nella “gabbia sociale” vengono impedite.

RIAPPROPRIAMOCI DI TUTTO CIO’ CHE CI NECESSITA E CHE CI HANNO SOTTRATTO. LA SOCIETÀ’ CON LE SUE LEGGI E’ SOLO IL MODO PIÙ’ SUBDOLO DI LEGITTIMARE L’OPPRESSIONE DEL POTERE DI POCHI SULLE VITE DI MOLTI E DEL PIANETA INTERO.

LA LIBERTÀ’ NON SI VOTA, SI CONQUISTA.

LA CASA A CHI L’ABITA! GLI SPAZI A CHI LI VIVE!

LIBERIAMO UNO SPAZIO IN CITTÀ’ OGGI PER VIVERE E CONDIVIDERE TUTTO CIO’ CHE LA LEGGE, ISTITUZIONI, ORDINE SOCIALE NON VOGLIONO DIVENTI MAI REALTÀ’:

L’ALTERNATIVA RADICALE E POSSIBILE A UN MONDO OPPRIMENTE E SFRUTTATORE.

Spazio Occupato MaceriA, via Maceri 22 – 23 Novembre 2012

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All’interno del MaceriA ci si scalda con un bel brindisi

LA BRISCOLA E’ SOVVERSIVA
Riflessioni del MaceriAoccupato sull’assurdità schifosa ed ipocrita della Legge

Al MaceriAoccupato (stabile Comunale di via Maceri 22 a Forlì’, occupato dal 23 novembre) la Polizia Municipale ha recapitato, dopo due tentativi falliti di entrare con la forza all’interno dell’edificio, la notifica di sgombero.
Sgombero firmato dal signor democratico sindaco Balzani.
Le motivazioni di tale provvedimento sono vergognose come tutte le motivazioni che la Legge utilizza per giustificare le ingiustizie più palesi: ci dicono, una tra tutte, che con la nostra occupazione abusiva “degradiamo il patrimonio pubblico e ne impediamo la fruibilità”.
Signori delle istituzioni avete la faccia come il culo!
Per 6 lunghi anni questo palazzo splendido e immenso è stato chiuso con catenacci e lucchetti alla mercé di muffa, polvere, degrado, abbandono e saremmo noi che lo degradiamo e lo proibiamo al pubblico?! Noi che in poco più di una settimana l’abbiamo fatto rivivere con cineforum, assemblee, musica, pranzi, cene e socialità, noi che vi abbiamo allestito una sala ricreativa per il quartiere che VOI, per legge, avete negato chiudendo tutto?! Noi che teniamo la porta sempre aperta a tutti salvo sbarrarla quando vediamo arrivare le vostre divise pericolose e repressive?!

Proprio questa sala ricreativa (denominata “sala Asso di Briscola”) ha destato un ulteriore motivo di denuncia perché, loro ci dicono, ci permettiamo di giocare a carte senza “aver ricevuto le dovute licenze di polizia”!!
NEMMENO PIÙ’ A BRISCOLA SI PUÒ’ GIOCARE SENZA CHIEDERVI PERMESSI!

Noi della vostra legge ne abbiamo piene le tasche. Dei vostri diritti garantiti solo a chi ha privilegi, soldi, potere e a tutti gli altri solo privazioni.
Noi per necessità abbiamo preso un posto (da voi abbandonato) e lo facciamo vivere, con e per tutti!

IL “MACERIA OCCUPATO” VIVE E RESISTE, SENZA E CONTRO I VOSTRI PERMESSI E LA VOSTRA MORTA LEGGE

Spazio Occupato MaceriA, via Maceri 22 – Dicembre 2012

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Le idee non si sgomberano – striscione preparato dagli occupanti all’interno del MaceriA

COMUNICATO DEGLI OCCUPANTI SULLO SGOMBERO DEL MACERIA.

Martedì 8 Gennaio, alle 7 di mattina, un ingente schieramento da guerra, forte di diverse pattuglie di Municipale, Carabinieri e Polizia (sotto l’egida del neo-questore Salvatore Sanna, quello che nel 2005 sgomberò su una ruspa il presidio di Venaus in Valsusa), ambedue questi ultimi supportati da reparti celere fatti arrivare apposta da Bologna, e coadiuvati dai soliti Vigili del Fuoco, si è presentato in via Maceri 22 con il proposito, alfine riuscito, di sgomberare un edificio di tre piani di proprietà comunale, chiuso e vuoto da sei anni, che era stato ridenominato MaceriA occupato dai volenterosi che lo avevano liberato dalla muffa del tempo il 23 novembre scorso.

Via Maceri e la parallela Via Nullo sono state completamente militarizzate e bloccate al transito per effettuare lo sgombero, sequestrando in questo modo contemporaneamente anche i residenti, impossibilitati ad uscire liberamente dalla propria casa o recarsi al lavoro.

I Vigili del Fuoco, come ormai ci hanno abituato in questi anni, facendo il lavoro sporco per conto della Questura e del Comune di Forlì sono riusciti a forzare con l’ausilio di una sega circolare e piedi di porco le porte rinforzate dagli occupanti, dando avvio all’incursione degli sbirri.

Da quanto si legge sui giornalacci locali, che riportano il parere del dirigente della Digos, Maurizio Maccora, coordinatore dello sgombero, il fatto che il portone d’ingresso fosse stato rinforzato mostrerebbe chiaramente che si era preparati allo sgombero. Questo fatto ci sembra addirittura banale, visto che c’era un’ordinanza di sgombero, firmata dal sindaco di Forlì, Roberto Balzani, risalente al 1 dicembre.

Non ci stupiamo che ci si stupisca all’idea del nostro essere pronti a ricevere i signori che puntualmente si sono presentati l’8 gennaio per sgomberare il MaceriA occupato. Abituata com’è a sonnecchiare immersa nella propria passività, la maggioranza silenziosa non crede possibile che esistano persone che provano a resistere coi mezzi di cui dispongono alla sottrazione dei propri desideri. Eccome se li aspettavamo!

Una volta entrati, dopo la ventina di minuti necessari per segare il portone, gli sgherri in divisa sono saliti per le scale, tagliando lucchetti e catene di ulteriori porte, e superando diverse barricate, fin dentro le stanze in cui si trovava in quel momento una decina di occupanti. Anche se non è stato uno sgombero di quelli più duri, per la posizione in pieno centro dell’edificio, al contrario di come avrebbe dovuto essere quello del Borghetto occupato a Forlì nel maggio 2011 (purtroppo per i picchiatori in divisa, quella volta non trovarono nessuno), non si può dire comunque che sia stato un intervento soft. Difatti, alcuni occupanti sono stati trascinati di peso per svariati metri, un altro afferrato per il collo, un altro ancora minacciato di rappresaglie future.

Una ventina di digossini e celerini sono intervenuti anche sul tetto, arrampicandosi l’uno sull’altro da un cortiletto interno dello stabile, dove erano saliti due degli occupanti. Gli sbirri, pur di portare a termine il prima possibile l’operazione, hanno continuato a dirigersi verso i due spingendoli in un angolo, senza prima mettere in sicurezza un bel nulla (non c’erano nemmeno i cuscini gonfiabili di cui qualcuno ha parlato), rischiando che qualcuno si facesse male sul serio.

Nel mentre tutto questo accadeva, sono accorsi sul posto una 50ina di solidali, con striscioni e megafono, rimasti davanti ai blocchi della celere per ore, e la cui presenza ha permesso agli occupanti, una volta fatti uscire (dopo circa un’ora dall’intervento), almeno di portare fuori la loro roba e trasportarla altrove con mezzi propri, operazione che si è conclusa verso le ore 13:00.

Gli operai del Comune (che si sono anche distinti nel rubare alcuni degli attrezzi degli occupanti – una sega, un martello ed uno scalpello – prontamente recuperati) hanno fatto il resto, murando le porte di accesso dello stabile che davano sulle due vie (anche di quella parte in cui gli occupanti non erano entrati, e in cui sono state oltretutto anche saldate le saracinesche in ferro delle finestre al piano terra), mentre celere e pattuglie locali hanno presidiato la zona fino a tarda serata.

Nei giorni successivi sono stati distribuiti ed attacchinati volantini nel quartiere da un nutrito gruppo di ex occupanti e solidali, che hanno chiarito ai residenti le modalità dello sgombero, lanciato nuovi appuntamenti e ribadita l’intenzione di non abbassare la testa, né dopo lo sgombero, né dopo le sicure denunce che arriveranno (i giornali, riprendendo fonti questurine, riferiscono di una decina di denunce, per ora).

Il MaceriA occupato era nato come una TAZ (occupazione temporanea) di tre giorni, ha invece resistito per un mese e mezzo. Abbiamo deciso di occupare uno spazio che il Comune aveva lasciato chiuso per anni, in stato di abbandono e con mire speculative che agiscono nascostamente (un progetto privato della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì mira a demolire tutto e a costruire al suo posto un parcheggio sotterraneo e negozi commerciali, il tutto con fondi della Cassa Depositi e Prestiti che gestisce i risparmi postali, quindi pubblici), come forma di riappropriazione diretta di molteplici necessità.

La decisione di continuare l’occupazione anche dopo i tre giorni che si erano pensati è avvenuta collettivamente dopo aver visto crescere il sostegno attorno a questa esperienza, da parte di tanti individui ed anche del quartiere stesso. Infatti, sin dal primo momento, molti residenti di questo che è un quartiere di case popolari ci ha espresso simpatia ed apprezzamento, sia a parole ma anche con gesti quotidiani come l’offrirci vino fatto in casa, cibarie ed anche una cesta natalizia per le festività. Noi abbiamo contraccambiato i favori, rendendo disponibile per il quartiere frutta e verdura recuperata al mercato, che mettevamo ovviamente gratuitamente in una cassetta sopra un tavolo di fronte alla porta e aprendo la stessa a quanti volevano conoscerci e conoscere lo spazio.

I giornali locali, all’indomani dello sgombero, hanno scritto che lo stabile era stato liberato, ma se se vi è stata liberazione, concettuale e pratica, è stata quando gli occupanti vi sono entrati quel 23 di novembre; liberazione è quella mostrata e praticata dagli individui che hanno vissuto la libertà della riappropriazione in modo totale e diretta, senza compromessi, assieme.

Una liberazione che prima di tutto significa liberazione di noi stessi, delle nostre paure. Liberazione dalle costrizioni che relegano i nostri desideri a sogni irrealizzati e irrealizzabili. Ed è per questo che l’offerta del Sindaco di Forlì di, forse, concederci due stanzette se ci fossimo costituiti formalmente in un’associazione legalmente riconosciuta partecipando poi ad un bando di assegnazione, è stata rifiutata. Non perché queste due stanzette fossero vicine alla questura, ma perché l’incasellare la nostra azione in una volgare forma di acquiescenza legale ci dà il voltastomaco. Un associazione legale prevede responsabili, presidenti, cariche sociali, quote d’iscrizione, tessere e così via. Più l’immancabile censura e leggi e leggine alle quali inchinarsi. Noi non vogliamo capi, non riconosciamo responsabili se non la responsabilità di ognuno di noi, rifiutiamo l’idea stessa di tessere e carte d’identità per entrare in un qualsiasi spazio. A Forlì già in passato qualcuno commise l’errore di farsi sedurre dalle promesse istituzionali, quando nel 2002 venne occupato il Maudit: dopo essersi costituito in associazione un gruppo di quegli occupanti accettò le condizioni dettate dal Comune e diede vita alla Fabbrica delle Candele, oggi nulla di più che un locale come gli altri, forse appena più alternativo: un divertimentificio pseudo-culturale fine a se stesso che si va ad affiancare a quello prodotto dai tanti pub, circoli e discoteche della Romagna. Noi vogliamo di più!

Un altro fattore determinante per noi è la questione abitativa.

Sin dall’inizio, infatti, abbiamo voluto non separare questa dalle altre necessità alla base del continuare l’occupazione. In una città, ed in una società, in cui gli sfratti sono sempre di più, la questione abitativa diviene materia di ordine pubblico (le tante ordinanze anti-degrado ne sono una testimonianza) e chi non ha i soldi per affittare un pur piccolo appartamento viene scaricato alla Caritas (salvo poi dover pagare 150 euro allo scadere del 15esimo giorno e dover esibire un contratto di lavoro), la riappropriazione degli spazi non è un capriccio, ma è vitale.

Di fatto, dopo l’avvenuto sgombero del MaceriA, diverse persone si ritrovano nuovamente senza un tetto sulla testa, a gennaio, in pieno inverno. Statene pur certi, ci ricorderemo per sempre dei responsabili (gli stessi che hanno concorso alla morte di Franco due anni fa, sfrattato e morto di freddo mentre dormiva in un parcheggio in città).

Le persone che hanno attraversato il MaceriA, giovani e meno giovani, tutti accomunati da una gioventù di spirito e di energia, hanno sentito e provato sulla propria pelle la condivisione e la conoscenza reciproca, senza nessun ruolo imposto ma con la volontà di sperimentare con gioia un percorso di liberazione personale ed in comune, libero da logiche di partito, di autorità, di mercato, o di spettacolo fine a se stesso. Un percorso di liberazione che ha riempito i cuori e che certo non terminerà con lo sgombero che riconsegna alla polvere e all’anonimato quel palazzo di tre piani, vissuto con un’intensità tale che nessuno ci potrà mai togliere.

In un mese e mezzo sono tante, troppe da elencare, assieme alle persone, le iniziative che queste hanno condiviso assieme (assemblee, discussioni, dibattiti, pulizie, letture, cineforum, mostre, pitture, corsi, cene e pranzi vegan, recupero cibo, partite a scacchi, a carte, feste, baci, bevute di buon vino…). Iniziative e vita vissuta. Perché non esiste separazione tra le due cose.

La prospettiva è ora di continuare nelle strade, come abbiamo sempre fatto, per riprenderci ciò che lo Stato, i suoi sgherri e le leggi ad esclusivo interesse dei ricchi benestanti ogni giorno provano a sottrarci, fino a che non ci verrà voglia di riappropriarci ancora di un altro spazio fisico.
Perchè le idee non si sgomberano. Tutto continua.

LE OCCUPANTI E GLI OCCUPANTI DEL MACERIA
8 Gennaio 2013

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Demolizione dell'edificio di via Maceri 22
Demolizione dell’edificio di via Maceri 22
L'aspetto in cui si presenta oggi lo stabile di via Maceri 22
L’aspetto in cui si presenta oggi lo stabile di via Maceri 22

 

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Riproduciamo qui anche due video fatti a suo tempo da alcune persone che frequentavano il MaceriA Occupato.

Primo video: Via Maceri 22: edificio comunale abbandonato dal 2007, occupato il 23 novembre 2012 e sgomberato l’8 gennaio 2013.
(se il video non scorre, provare a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=IwxaSCx7kH0&ab_channel=KarmenLB)

Secondo video: fra le varie iniziative messe in cantiere da chi occupò il MaceriA ci fu l’intenzione di ricostruire la memoria del palazzo di via Maceri 22, attraverso una giornata conviviale e una mostra storico/fotografica di tutto quello che passò da quell’edificio fin dal 1920; è stata inserita anche la lettura di un comunicato da parte delle persone che vivevano lo spazio occupato.